CONDYLURA07
w/JACOPO BENASSI
2023
Edizione di 100
20 pagine
Broadsheet
supportato da Xing
10 €
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Condylura publishes a free digital copy at sold-out
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Nei tunnel della condylura irrompono lampi di luce, seguiti dal tuonare di una tromba. È la Musica Analfabeta di Jacopo Benassi, manifesto di una fotografia corpo a corpo, che fulmina la presenza del pubblico, per esporsi ad essa.
RELEASE LAUNCH & PERFORMANCE︎12.10.2023 - Raum Bologna
TEXT
La Musica Analfabeta è un manifesto, un’azione programmatica che prosegue la sperimentazione nel performativo a cui negli ultimi due anni Jacopo Benassi ha esposto la propria pratica fotografica, creando situazioni di suono e live shooting, incentrate su un gesto di auto-ostensione. Una performance che nasce proprio dall’urgenza di sondare ancora di più la realtà del pubblico, fulminarne la presenza, per esporsi ad essa.
Nelle sue manifestazioni, la Musica Analfabeta trasforma lo spazio scenico in un’arena in cui ammassarsi, perché il corpo del pubblico venga agìto e sua volta àgiti. Una tempesta di flash e suono. Scagliata dalle macchine ammaestrate dall’artista, disposte nello spazio o affidate a terzi. Comandata dalla tromba che si muove con lui, ma che suona e fotografa in autonomia, come un organo dotato di vita propria. Alimentata dai musicisti invitati, informati da uno “spartito” in carne e ossa, frammentato e incidentale. Elemento fondamentale è quindi l’orchestrazione, che avviene per prossimità e contrasti, smembramento e concentrazione.
Quella di Jacopo Benassi è da sempre una fotografia corpo a corpo, mossa da una volontà di contatto. Brutale nell’immediatezza con cui scolpisce i suoi soggetti in un gesto flash, ma profondamente umana per l’empatia dell’occhio. Una fotografia che cela sempre anche un modo riflessivo, trovando nell’altro una forma di autoritratto, di narrazione di sé, di messa a nudo. Forse, perché nata proprio come schermo per canalizzare una violenta liberazione, agita dal corpo. Quella della musica underground, ospitata al locale B-Tomic, che diventa con Benassi un vero e proprio live set che si auto-documenta, e quella dei boschetti di cruising a La Spezia, dove la mediazione fotografica lo aiuta ad addentrarsi e rompere la propria repressione sessuale. Una fotografia che ricerca costantemente la sua storia e che, nell’occupare la scena, sta mettendo in atto una sorta di reenactment catartico dei suoi elementi fondativi.
Le performance di Jacopo Benassi disegnano una parabola di dissociazione dal mezzo, una pulsione alla perdita di controllo. Le macchine fotografiche preimpostate agiscono in mano agli assistenti, generando immagini che sono autoritratti. La sua tromba urla in un sistema sonoro che prevede il coinvolgimento di altri musicisti, trascinati nel mondo dell’artista, dove non c’è alfabeto ma comunicazione animale, di umori e segni scambiati tra corpi. Una condizione di baratto di ruoli della presenza di Benassi con i musicisti e il pubblico, un’espansione del sé nei corpi, come la moltiplicazione di una metastasi o il diffondersi di un riverbero. Ne emerge un senso di vertigine, un’instabilità che è intrinsecamente collegata alla percezione del suono e che si manifesta in una condizione fisica, il brivido della caduta: “una sorta di danza” tesa tra i frame di un moshpit. La fotocamera diventa allora strumento di agitazione, per la trasmissione di una Musica Analfabeta che intende attualizzare ancora una volta e infonderne la dirompente energia originaria. Macchine-manifesto di un personale che si fa universale.
Nelle sue manifestazioni, la Musica Analfabeta trasforma lo spazio scenico in un’arena in cui ammassarsi, perché il corpo del pubblico venga agìto e sua volta àgiti. Una tempesta di flash e suono. Scagliata dalle macchine ammaestrate dall’artista, disposte nello spazio o affidate a terzi. Comandata dalla tromba che si muove con lui, ma che suona e fotografa in autonomia, come un organo dotato di vita propria. Alimentata dai musicisti invitati, informati da uno “spartito” in carne e ossa, frammentato e incidentale. Elemento fondamentale è quindi l’orchestrazione, che avviene per prossimità e contrasti, smembramento e concentrazione.
Quella di Jacopo Benassi è da sempre una fotografia corpo a corpo, mossa da una volontà di contatto. Brutale nell’immediatezza con cui scolpisce i suoi soggetti in un gesto flash, ma profondamente umana per l’empatia dell’occhio. Una fotografia che cela sempre anche un modo riflessivo, trovando nell’altro una forma di autoritratto, di narrazione di sé, di messa a nudo. Forse, perché nata proprio come schermo per canalizzare una violenta liberazione, agita dal corpo. Quella della musica underground, ospitata al locale B-Tomic, che diventa con Benassi un vero e proprio live set che si auto-documenta, e quella dei boschetti di cruising a La Spezia, dove la mediazione fotografica lo aiuta ad addentrarsi e rompere la propria repressione sessuale. Una fotografia che ricerca costantemente la sua storia e che, nell’occupare la scena, sta mettendo in atto una sorta di reenactment catartico dei suoi elementi fondativi.
Le performance di Jacopo Benassi disegnano una parabola di dissociazione dal mezzo, una pulsione alla perdita di controllo. Le macchine fotografiche preimpostate agiscono in mano agli assistenti, generando immagini che sono autoritratti. La sua tromba urla in un sistema sonoro che prevede il coinvolgimento di altri musicisti, trascinati nel mondo dell’artista, dove non c’è alfabeto ma comunicazione animale, di umori e segni scambiati tra corpi. Una condizione di baratto di ruoli della presenza di Benassi con i musicisti e il pubblico, un’espansione del sé nei corpi, come la moltiplicazione di una metastasi o il diffondersi di un riverbero. Ne emerge un senso di vertigine, un’instabilità che è intrinsecamente collegata alla percezione del suono e che si manifesta in una condizione fisica, il brivido della caduta: “una sorta di danza” tesa tra i frame di un moshpit. La fotocamera diventa allora strumento di agitazione, per la trasmissione di una Musica Analfabeta che intende attualizzare ancora una volta e infonderne la dirompente energia originaria. Macchine-manifesto di un personale che si fa universale.