CONDYLURA03
w/ELEONORA LUCCARINI
2021
Edizione di 100
20 pagine
Broadsheet
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Cosa succede se un libro di poesia incontra un progetto performativo in uno stand di fanzine? Scavando, la condylura è entrata in un moto di rivoluzione: come movimento del corpo e della parola tra le pagine e come movimento della parola e del corpo tra le norme che li regolano.
TEXT
Un movimento in quattro quarti – dalla prima alla quarta (di copertina) – che vede Léonard Santé compiere un moto di rivoluzione, un’orbita che attraversa serenità, insicurezza, orgoglio, rabbia, introspezione, dolore. È un corpo che cede e si rialza, per lottare, che si disarticola e carezza, nell’esplorarsi, che porta sul volto il segno di un cuore binomio & arrabbiato.
Eleonora Luccarini trasfigura le pagine del giornale, facendo incontrare un libro di poesia con un progetto performativo all’interno di uno stand di zine controculturali. Sono cinque le poesie a firma dell’alter-ego Santé qui presentate – I baby babies best, Basilico, I’m hyper aware in my car, Seno, Living at the peak – a cui si sommano disegni, grafiche e altri testi brevi, frasi raccolte dall’artista, che vanno a infiltrarsi nella scrittura.
A partire dalla prima apparizione, disincarnata, del reading Léonard Santé, 13 poems (2020), il corpus poetico di Léonard Santé ha attraversato differenti forme e media, modificando a ogni iterazione gli estremi del rapporto tra linguaggio, immagine e corpo. L’alter-ego ritorna nella pubblicazione sotto un nuovo disegno, ma riconoscibile dai video 4 hooves don’t leave footprints (2021) e Just 1 poem (2021), in cui figura come personaggio CGI, sostituendosi all’artista nella performance. Un’ulteriore espressione dunque di un più ampio progetto interdisciplinare e intermediale, che indaga il linguaggio poetico come pratica performativa e che trova il modo di farsi corporeo anche nella pagina stampata, seguendo un’andatura che ricorda la recente Lezioni (2021), dove Eleonora Luccarini interferiva un corso di yoga tenuto in condizioni di precarietà.
Le poesie di Léonard Santé disegnano un’identità in divenire, fragile ma non docile, in cui principio biografico e d’invenzione si fondono ad aprire uno spazio di possibilità, di intermediazione bilingue e transgenere tra le esperienze e le sensibilità dell’artista e dell’alter-ego, dove interrogare performatività del sé, affetti e critica culturale.
hey I’m hyper aware / I ask myself about womanhood / there must be something I can hide / from anyone else including the Mother / at this point / I feel betrayed / so I ask myself about manhood
È uno spazio che sta nel mezzo, che non trova risoluzione, che fa sgorgare una ricerca conscia ma indulgente verso i movimenti contraddittori del vivere.
ma che muoiano tutti i mariti e le mogli / tranne i miei genitori
Domandandosi quali fossero le potenzialità rivoluzionarie del linguaggio poetico, Julia Kristeva ha avanzato la tesi per cui scrivere sia una messa a processo (giocando sulla sua duplice accezione) dell’identità di soggetto, una sfida alla visione cartesiana del soggetto quale nucleo unitario, determinato, dato. L’arte e in particolare la poesia è per la filosofa francese flusso di juissance nel linguaggio, sovversione dello spazio simbolico della rappresentazione attraverso ambiguità, infiltrazione, istinto, omicidio.
how could a revolution be shaped in 2020? / everything I did before this time / looks strangely unfamiliar & deeply useless
Léonard Santé non compie solo un moto di rivoluzione come movimento del corpo e della parola tra le pagine, ma anche un moto rivoluzionario come movimento della parola e del corpo tra le norme che li regolano. Io è un altro [Je est un autre], precisava Rimbaud dell’esporsi alla scrittura. Alla rivoluzione corrisponde la rotazione sul proprio asse, come quella di un corpo celeste (Perseverance, but the rover) o di un corpo in caduta libera, che porta i piedi alla testa per fare il bozzolo (I’m good with my life expectancy).
C
Eleonora Luccarini trasfigura le pagine del giornale, facendo incontrare un libro di poesia con un progetto performativo all’interno di uno stand di zine controculturali. Sono cinque le poesie a firma dell’alter-ego Santé qui presentate – I baby babies best, Basilico, I’m hyper aware in my car, Seno, Living at the peak – a cui si sommano disegni, grafiche e altri testi brevi, frasi raccolte dall’artista, che vanno a infiltrarsi nella scrittura.
A partire dalla prima apparizione, disincarnata, del reading Léonard Santé, 13 poems (2020), il corpus poetico di Léonard Santé ha attraversato differenti forme e media, modificando a ogni iterazione gli estremi del rapporto tra linguaggio, immagine e corpo. L’alter-ego ritorna nella pubblicazione sotto un nuovo disegno, ma riconoscibile dai video 4 hooves don’t leave footprints (2021) e Just 1 poem (2021), in cui figura come personaggio CGI, sostituendosi all’artista nella performance. Un’ulteriore espressione dunque di un più ampio progetto interdisciplinare e intermediale, che indaga il linguaggio poetico come pratica performativa e che trova il modo di farsi corporeo anche nella pagina stampata, seguendo un’andatura che ricorda la recente Lezioni (2021), dove Eleonora Luccarini interferiva un corso di yoga tenuto in condizioni di precarietà.
Le poesie di Léonard Santé disegnano un’identità in divenire, fragile ma non docile, in cui principio biografico e d’invenzione si fondono ad aprire uno spazio di possibilità, di intermediazione bilingue e transgenere tra le esperienze e le sensibilità dell’artista e dell’alter-ego, dove interrogare performatività del sé, affetti e critica culturale.
hey I’m hyper aware / I ask myself about womanhood / there must be something I can hide / from anyone else including the Mother / at this point / I feel betrayed / so I ask myself about manhood
È uno spazio che sta nel mezzo, che non trova risoluzione, che fa sgorgare una ricerca conscia ma indulgente verso i movimenti contraddittori del vivere.
ma che muoiano tutti i mariti e le mogli / tranne i miei genitori
Domandandosi quali fossero le potenzialità rivoluzionarie del linguaggio poetico, Julia Kristeva ha avanzato la tesi per cui scrivere sia una messa a processo (giocando sulla sua duplice accezione) dell’identità di soggetto, una sfida alla visione cartesiana del soggetto quale nucleo unitario, determinato, dato. L’arte e in particolare la poesia è per la filosofa francese flusso di juissance nel linguaggio, sovversione dello spazio simbolico della rappresentazione attraverso ambiguità, infiltrazione, istinto, omicidio.
how could a revolution be shaped in 2020? / everything I did before this time / looks strangely unfamiliar & deeply useless
Léonard Santé non compie solo un moto di rivoluzione come movimento del corpo e della parola tra le pagine, ma anche un moto rivoluzionario come movimento della parola e del corpo tra le norme che li regolano. Io è un altro [Je est un autre], precisava Rimbaud dell’esporsi alla scrittura. Alla rivoluzione corrisponde la rotazione sul proprio asse, come quella di un corpo celeste (Perseverance, but the rover) o di un corpo in caduta libera, che porta i piedi alla testa per fare il bozzolo (I’m good with my life expectancy).
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